( Cristina Di Giorgi )

I primi anni

Tripoli, 11 novembre 1915. In una delle più note famiglie della locale comunità italiana – assai compatta e molto legata alla madre Patria – si festeggia la nascita di Adriano, figlio di Cecilia Dall’Aglio (donna minuta, elegante, vivace e generosa, dal carattere dolce e forte) e di Galeazzo Visconti di Lampugnano, dal quale il giovane erediterà la prestanza fisica e il cipiglio deciso.

Insieme alla sorella Valentina, poco più grande di lui, Adriano al termine degli studi elementari e medi frequenta l’istituto Tecnico “Guglielmo Marconi”. Sono anni sereni e spensierati, in cui i ragazzi delle famiglie italiane facevano gruppo e si divertivano tutti insieme. Ed organizzavano anche, spesso guidati proprio da Adriano (che già da allora esprimeva uno spirito ardimentoso e carismatico), manifestazioni di carattere patriottico.

In questo periodo, oltre all’impegno nazionalistico, il giovane Visconti si dedica alle occupazioni proprie dei ragazzi della sua età (tra esse il gioco del calcio, del quale era molto appassionato) e al volo: visita infatti spesso il vicino aeroporto di Castel Benito.

Nel 1935, terminate nell’anno precedente le scuole superiori con buon profitto, Adriano viene chiamato per il servizio di leva ed ottiene un congedo illimitato: ha infatti già presentato domanda per essere ammesso alla Regia Accademia Aeronautica di Caserta in qualità di allievo ufficiale pilota. Vi entra, come componente del corso “Rex B”, il 21 ottobre 1936, 87° su 478 candidati che hanno superato prove attitudinali e visite mediche.

I suoi insegnanti così scrivono di lui nelle sue note caratteristiche: “carattere franco e leale. Esuberante. Corretto. Si applica proficuamente allo studio”. Vivace dunque (al punto di meritarsi oltre alle lodi anche qualche richiamo) ma anche di indole “generosa e intransigente insieme e lasciava intravedere la tempra di un combattente coraggioso, ostinato e poco incline al compromesso[1]. Completati il triennio in Accademia e diversi cicli di addestramento, il 23 febbraio 1939 Adriano ottiene la sospirata qualifica di pilota militare[2].

 

Regia Aeronautica

La sua prima assegnazione – siamo nel settembre 1939 – è presso la 159° Squadriglia del  50° Stormo Assalto, di stanza a Berka (Bengasi). Pilota d’assalto dunque, anche se tale specialità non è quella a cui il giovane Visconti era stato inizialmente assegnato: per le sue qualità personali ed attitudini, si riteneva infatti fosse più adatto alla Caccia. Lui sceglie però l’Assalto anche per poter tornare in Africa e riavvicinarsi alla famiglia che tanto gli mancava.

Il 2 ottobre 1939 compie il primo volo e consegue l’abilitazione al pilotaggio alla quale seguono vari mesi di addestramento sui velivoli Ba 65.

Nel frattempo la situazione internazionale è degenerata: nel settembre 1939 è infatti scoppiata la Seconda Guerra Mondiale, nella quale l’Italia entra il 10 giugno 1940.

Pochi giorni dopo (il 16 giugno), Adriano viene trasferito alla 23° Squadriglia del 2° Gruppo Aviazione Presidio coloniale con base a Menastir (Libia), che ha l’incarico di pattugliare le linee di confine con compiti di sorveglianza e ricognizione. In questo periodo Visconti, per maturata anzianità di servizio, viene promosso tenente[3].

Già durante le prime missioni belliche il giovane aviatore di Tripoli dimostra coraggio e dedizione. E si merita una prima decorazione al Valore Militare: una medaglia di Bronzo.

Poco dopo gli arriva l’ordine di tornare al 50° Stormo d’assalto, in forza al quale riprende i voli di guerra e si distingue per intraprendenza e valore, meritandosi una seconda medaglia “sul campo”, questa volta d’Argento.

Nel frattempo la base del Gruppo in cui opera Visconti viene trasferita a Tobruk, da dove partono in quei giorni numerose missioni, condotte sempre con astuzia e coraggio nonostante diversi problemi (scarsità di risorse materiali e incremento dell’aggressività e frequenza delle incursioni nemiche).

In questo difficile contesto il comportamento di Adriano Visconti risulta esemplare, al punto che i suoi superiori lo propongono per una nuova decorazione al Valore (una medaglia d’Argento), che gli viene infatti conferita.

All’inizio del 1941 il giovane tenente viene trasferito alla 76° Squadriglia del 7° Gruppo Caccia terrestre, dove ha modo di esprimere meglio il suo spirito libero ed aggressivo, le sue abilità tecniche e il suo coraggio.

Nel dicembre dello stesso anno passa alla 86° Squadriglia, alla quale tra l’altro sono assegnati due apparecchi Mc 202 opportunamente modificati per la ricognizione fotografica. Segue un intenso ciclo di ricognizioni, in particolare su Malta (che costituiva, relativamente alle forze nemiche ivi stanziate, una costante minaccia per i convogli italiani incrocianti nell’area): durante una di queste missioni, Visconti si scontra con un Hurricane, che venne considerato “probabilmente abbattuto”.

Il 1941 si conclude per Visconti con un bilancio di 115 ore di volo, di cui più di 72 in operazioni belliche. Il coraggioso pilota non si è dunque per niente risparmiato, avendo partecipato “nei cieli di Libia e del Mediterraneo a quotidiani combattimenti aerei, eseguì mitragliamenti e spezzonamenti sulle basi di Malta, intervenne nelle battaglie navali per vigili scorte e lontane ricognizioni, abbatté velivoli da caccia e da bombardamento, distrusse e danneggiò mezzi corazzati terrestri[4].

L’anno successivo (1942) il giovane aviatore di Tripoli prosegue nella sua attività bellica. Risulta particolarmente di rilievo, tra le varie azioni da lui portate a termine in tale periodo, la cosiddetta “battaglia di Mezzo giugno”, iniziata il 14 di quel mese e proseguita per un paio di giorni. Nel corso della stessa, Visconti ottiene la sua prima vittoria individuale e, per il notevole impegno profuso, viene decorato con una medaglia di Bronzo al Valore Militare.

Circa due mesi dopo (agosto), nel corso di una missione di ricognizione, il valoroso ufficiale ingaggia un furioso combattimento con quattro aerei inglesi, riuscendo ad abbatterne due e mettendo in fuga gli altri. Per tale azione gli viene conferita una medaglia d’Argento al valore militare “sul campo”.

Nel 1943 Adriano è promosso capitano (18 marzo) ed è destinato al comando 76° Squadriglia, con la quale partecipa alla campagna di Tunisia. Per le sue gesta e per il coraggio ancora una volta dimostrato, a Visconti viene conferita una Medaglia d’Argento al valore militare “sul campo”.

Quando, il 7 maggio di quell’anno, le truppe angloamericane entrano a Tunisi, viene deciso il rientro in Patria dei pochi aerei italiani ancora efficienti. Su ognuno di essi, oltre al pilota (estratto a sorte), sale anche un passeggero. Adriano decolla per ultimo all’alba dell’11 maggio.

Atterrato in Patria e rientrato nei ranghi dell’Aeronautica, viene destinato al150° Gruppo ed in seguito, nel luglio 1943, gli viene affidato il comando di un reparto speciale di nuova costituzione: la 310° Squadriglia Caccia Aerofotografica, con base a Guidonia.

Nel frattempo le situazione bellica per Italia e Germania è rapidamente peggiorata e, quanto alla politica, il 25 luglio il Gran Consiglio del Fascismo ha deposto Mussolini. Il nuovo capo del Governo italiano è il maresciallo Pietro Badoglio, il quale dichiara: “la guerra continua”.

Dal canto suo la 310° Squadriglia di Visconti, seppure equipaggiata per la ricognizione, non manca di operare in combattimento. Inoltre, il 25 agosto, una sezione del reparto, comandata direttamente da Visconti, viene dislocata a Decimomannu (in Sardegna) per compiere, operando in completa autonomia, ricognizioni su Tunisia, Algeria, canale di Sicilia e Malta.

L’8 settembre 1943 viene annunciato che l’Italia ha firmato un armistizio con gli Alleati. Appresa la notizia Adriano Visconti tenta senza successo di mettersi in contatto con il Comando. Rimasto dunque, come molti, senza ordini, decide di rientrare alla base di Guidonia.

A disposizione, però, ci sono soltanto tre caccia monoposto Macchi C205 Veltro per 12 persone. Non volendo lasciare il personale abbandonato a sé stesso in Sardegna, dopo essersi consultato con i suoi uomini Visconti decide di smontare dagli aerei quanto non strettamente necessario per il volo. E fa salire su ogni veicolo, oltre al pilota due o tre passeggeri.

Il decollo avviene il 9 settembre, in un cielo parzialmente nuvoloso ma senza vento e con buona visibilità. Quindi, dopo un volo di circa 700 chilometri effettuato a bassa quota ed in formazione allargata per ridurre la probabilità di essere individuati, i tre Macchi monoposto atterrano a Guidonia tra lo stupore generale. Che aumenta non poco quando dagli aerei scendono ben undici persone ( una aveva rinunciato)..

Nel frattempo Mussolini, che era stato posto agli arresti a Campo Imperatore (sul Gran Sasso), viene liberato dai tedeschi. E poco dopo (18 settembre), dai microfoni di Radio Monaco, annuncia l’imminente costituzione della Repubblica Sociale Italiana.

 

Aviazione Nazionale Repubblicana

Il nuovo Stato, tra non poche difficoltà (tecniche, logistiche e anche politiche) inizia quindi ad organizzare le proprie Forze Armate, costituite ufficialmente con decreto legge il 27 ottobre 1943.

A ricoprire la carica di Ministro della Difesa viene chiamato il maresciallo Rodolfo Graziani e per ogni Arma (Esercito, Marina ed Aeronautica) è nominato un sottosegretario. Alla guida dell’aviazione arriva il tenente colonnello Ernesto Botto (soprannominato “Gamba di Ferro[5]), che il 12 ottobre legge alla radio un appello appassionato rivolto a tutti gli aviatori, invitandoli a rientrare nei ranghi per continuare a combattere. Rispondono in molti e viene così costituita l’Aviazione Nazionale Repubblicana, composta da due Gruppi Caccia, due Trasporto e un Gruppo Aerosiluranti.

Tra i primi ad aderire c’è Adriano Visconti, con motivazioni simili alla maggior parte dei suoi commilitoni: protezione delle città italiane dai bombardamenti alleati, rispetto per la memoria dei Caduti e volontà di difendere l’Onore dell’Italia.

La prima formazione della neonata aviazione della RSI che torna a combattere è il 1° Gruppo Caccia, di cui fa parte, con il ruolo di capitano della Squadriglia “Asso di Bastoni”, Adriano Visconti. Dotato di personalità carismatica e trascinatrice, l’ufficiale era riuscito a raccogliere intorno a sé numerosi aviatori, trasmettendo a tutti il suo entusiasmo e il suo spirito combattivo.

La formazione viene inizialmente stanziata sul campo di Mirafiori (Torino), da dove il 3 gennaio 1944 Visconti decolla con la sua squadriglia e ottiene, dopo un aspro combattimento, la prima vittoria dell’ANR (quattro aerei nemici abbattuti). Il giorno successivo, anche grazie all’impresa compiuta, viene emanato un ordine in cui si dispone che sui velivoli utilizzati dagli italiani siano apposte precise insegne di nazionalità atte anche a sottolinearne l’indipendenza dall’alleato germanico.

Alla fine del mese di gennaio il 1° Gruppo Caccia venne trasferito nell’Italia nord-orientale e dislocato tra Campoformido (Udine), Aviano, Pozzuolo del Friuli e Osoppo. Sedi queste che nei primi mesi del 1944 vengono ripetutamente bombardate dagli angloamericani, con conseguenti notevoli difficoltà per gli aviatori dell’ANR. Che comunque continuarono coraggiosamente a combattere per difendere i cieli del Nord Italia, con vittorie e perdite. Tra queste ultime, quella dell’aereo del comandante del Gruppo, abbattuto a fine febbraio: la guida dell’intera formazione viene quindi assegnata temporaneamente ad Adriano Visconti.

Nel frattempo nella Repubblica Sociale Italiana si sta consumando un’aspra contesa tra chi mette al primo posto la fedeltà al fascismo e chi vuole al contrario mantenere le Forze Armate lontane dalla politica. A farne le spese è tra gli altri Ernesto Botto che, assai intransigente riguardo alle intromissioni delle classi dirigenti repubblicane e tedesche in ambito militare, è costretto a lasciare la guida dell’Aeronautica.

I piloti comunque, tra mille difficoltà, continuano a combattere. Mirabile, tra gli altri, lo scontro dell’11 marzo nei cieli del Veneto, conclusosi con l’abbattimento di otto aerei nemici (uno dei quali attribuito a Visconti) ma anche, purtroppo, con la perdita di quattro velivoli italiani.

Alla fine di aprile 1944, dopo diverse altre missioni, il 1° Gruppo Caccia viene trasferito a Reggio Emilia, dato che l’aeroporto di Campoformido era stato ripetutamente bombardato dagli angloamericani. Anche dalla nuova sede operativa si susseguono numerose “partenze su allarme”, seguite da combattimenti in cui gli uomini di Visconti (promosso Maggiore per meriti di guerra e divenuto a tutti gli effetti comandante del 1° Gruppo Caccia) non cessano di dimostrare il loro valore.

Le continue perdite di uomini e di mezzi contribuiscono a provocare in Visconti e nei suoi uomini un profondo malcontento, destinato a sfociare in una vera e propria crisi: da un lato i combattenti dell’aria si sentono “sempre più circondati da disinteresse e dall’indifferenza per il loro sacrificio” e dall’altro i cacciatori del 1°Gruppo prendono sempre più coscienza del fatto che le mire dei tedeschi di ridurre la RSI ad un mero protettorato germanico si fanno sempre più insistenti. Senza contare, inoltre, il “fastidio per la dilatazione dell’organico del sottosegretariato dell’AR” che aveva visto “la costituzione a scopi burocratici di un numero spropositato di uffici e unità amministrative che niente avevano a che vedere con le unità combattenti[6].

Il comandante del 1° Gruppo, condividendo le istanze dei suoi uomini, decide dunque di agire e denuncia apertamente i problemi riscontrati. Ovvero il ritardo nel rimpiazzo dei piloti caduti e la progressiva diminuzione del numero di velivoli efficienti a disposizione, causato secondo lui anche dalle mancanze delle autorità preposte all’approvvigionamento del materiale bellico.

In un documento presentato a nome di tutti i componenti del Gruppo, Visconti precisa le richieste dei combattenti: netta scissione tra politica e Forze Armate, revisione dell’organizzazione interna dell’Arma aeronautica e chiarimento dei rapporti con i tedeschi.

Il risultato della protesta non è però quello sperato: i “ribelli” vengono infatti in parte congedati, in parte trasferiti ed in parte mandati in licenza obbligatoria. Tra questi ultimi c’è anche Adriano Visconti, che dunque cede (momentaneamente) il comando di quel che restava del 1° Gruppo.

Alla fine di luglio comunque, dopo che il Maggiore Arrabito (che lo aveva sostituito) cade in combattimento, Visconti viene richiamato dalla licenza e assume nuovamente la guida del 1° Gruppo.

Poco dopo (agosto 1944), si consuma una nuova crisi estremamente grave: i tedeschi, che miravano ad incorporare gli italiani nell’aviazione germanica, circondano gli aeroporti e le sedi in cui erano dislocati i gruppi dell’ANR. Molti ufficiali e piloti, Visconti in primis, si oppongono nettamente all’iniziativa. E riescono a sventarla. L’operazione comunque, sebbene fallita, ha come seria conseguenza il blocco per diversi mesi delle operazioni belliche.

Quanto al reparto guidato da Visconti, dopo i necessari chiarimenti con l’alleato tedesco e la riorganizzazione dell’Aviazione della RSI, un cospicuo contingente di piloti e personale viene mandato in Germania per addestrarsi sui Messerschmitt. Rientrato in Italia a metà di gennaio 1945, il personale del 1° Gruppo Caccia (schierato tra Lonate Pozzolo, Malpensa, Gallarate e Cardano al Campo) riprende le operazioni di difesa dei cieli della Patria.

Tra le missioni effettuate in questi ultimi mesi di guerra, di particolare rilievo quella del 14 marzo, in cui l’intero Gruppo sostiene un duro combattimento aereo nei cieli della Lombardia, durante il quale viene tra l’altro abbattuto l’aereo di Adriano Visconti. Il Maggiore, ferito al braccio e al volto, riesce a salvarsi lanciandosi con il paracadute.

Il conflitto comunque ormai è alla fine: la situazione militare, per italiani e tedeschi, è infatti  rapidamente precipitata. Sui cieli dell’Italia settentrionale arrivano continuamente nuove e sempre più numerose formazioni aeree alleate, che gli ormai stremati aviatori italiani non riescono quasi più a contrastare. Il massacrante ciclo operativo, le continue perdite di piloti ed aerei e la perdurante crisi di carburante che limitava drasticamente l’attività rendono infatti sempre più problematico il continuare ad opporsi alla superiorità materiale del nemico.

 

 

La resa del 1° Gruppo e l’assassinio di Adriano Visconti

Consapevoli di una ormai prossima cessazione delle ostilità, Adriano Visconti e i suoi ufficiali discutono sul da farsi: l’idea, condivisa da tutti, è quella di attendere in armi l’arrivo degli alleati e di arrendersi a loro, essendo le formazioni partigiane (che si presumeva sarebbero assurte ad autorità costituita in caso di occupazione del territorio da parte delle forze armate alleate) ritenute prive dello status di forze combattenti.

Nei giorni a cavallo del 25 aprile Adriano Visconti, onde garantirne la sicurezza, concentra il personale nell’unica sede di Gallarate, dove si pensava di assestarsi a difesa in attesa dell’arrivo degli angloamericani. In un clima tesissimo, vengono avviate trattative per la resa, alle quali prendono parte esponenti partigiani di diversa estrazione politica e incaricati della Regia Aeronautica, del governo del Sud e del Comitato di liberazione nazionale.

Il Maggiore Visconti, le cui priorità sono evitare spargimenti di sangue e avere garanzia di salvezza per il personale del Gruppo, circa 640 persone, accetta di firmare il documento di resa che gli viene consegnato già sottoscritto dagli esponenti della Resistenza, del CLN e della Regia Aeronautica che, tradendo,  fa da garante. E’ il 28 aprile 1945.

La mattina successiva, dopo un toccante discorso del comandante Visconti[7], il 1° Gruppo Caccia viene ufficialmente sciolto. Poco dopo i sottufficiali e truppa vengono lasciati andare (circa 600)  mentre  Visconti e gli ufficiali armati (58 più due ausiliarie) , sono condotti a Milano. Giunti  nel capoluogo lombardo si apre per loro  il portone della caserma del Savoia Cavalleria in via Vincenzo Monti, che in quei giorni era la sede delle brigate partigiane garibaldine “Redi” e “Rocco”.

Subito dopo l’arrivo, anche il cappellano don Botto, vestito con l’abito talare, è lasciato libero. Gli altri prigionieri sono invece portati in uno stanzone vuoto al primo piano dell’edificio. Qui, nonostante gli accordi presi, vengono costretti a deporre le armi.

Verso le 13 un partigiano si affaccia sulla soglia e chiama per nome il maggiore Visconti ordinandogli di seguirlo. Il suo aiutante maggiore Valerio Stefanini si avvicina per accompagnarlo. “Sarà il solito interrogatorio” dice Visconti, ancora convinto della validità del patto sottoscritto. Così non è: poco dopo, infatti, si odono alcune raffiche di mitra. Sono le 13.30 del 29 aprile.

Stando a quanto è stato possibile ricostruire in seguito grazie ad un testimone che ha assistito al fatto, il comandante del 1° Gruppo Caccia e il suo fedele aiutante di campo sono stati raggiunti alle spalle da colpi di fucile mitragliatore mentre stavano attraversando il cortile della caserma. Un’esecuzione in piena regola dunque, compiuta nonostante la resa sottoscritta appena il giorno prima.

Resosi forse conto di quel che stava accadendo, Stefanini tenta di proteggere Visconti facendogli scudo con il suo corpo. Inutilmente. La prima raffica lo colpisce in pieno ed il giovane e altruista aiutante maggiore muore sul colpo. Le raffiche successive raggiungono il Maggiore, che ha appena il tempo di voltarsi e gridare: “Mirate al petto, vigliacchi!”. Poi cade ferito gravemente e viene finito con due colpi di pistola alla nuca.

I corpi dei due ufficiali vengono inizialmente sepolti nel cortile della caserma sotto pochi palmi di terra e poi, l’8 maggio, sono prelevati dal cappellano don Botto e da altri e successivamente inumati nel Campo XV del cimitero di Musocco, in una tomba fatta erigere per loro dai fedeli superstiti del 1° Gruppo. In seguito (27 aprile 1957) le salme di Visconti e Stefanini vengono traslate nel Campo X, accanto agli altri Caduti della RSI dove tutt’oggi riposano, fianco a fianco per l’eternità.

 

 

Riconoscimenti

 

Nello Smithsonian National Air and Space Museum di Washington (USA), su segnalazione dell’Ufficio storico dell’United Sates Air Force (Usaf), è stata posta una fotografia di Adriano Visconti, definito “Asso” dell’Aeronautica italiana per le 26 vittorie accreditategli, conseguite durante la Seconda guerra mondiale.

Diverse fonti riferiscono inoltre di un altro omaggio, sempre negli Stati Uniti, al Maggiore Visconti: la presenza di una sua fotografia, in qualità di Asso della Caccia italiana, nel museo di Ellis Island a New York.

Quanto all’Italia, va detto che il Lapidario dei Tre archi (il monumento ai Caduti dell’Aeronautica Militare, dove su lastre di travertino sono incisi i nomi di coloro che hanno perso la vita in attività di volo dal 1907 in poi) ha accolto anche alcuni piloti che combatterono anche nell’Aeronautica Nazionale Repubblicana. Tra loro Adriano Visconti.

Che è ricordato anche a Campoformido. Nell’aeroporto che fu a lungo base del 1° Gruppo caccia, alcuni ex appartenenti al reparto, coadiuvati dal cappellano militare dello scalo don Giuseppe Artico, posero una lapide in memoria dei caduti dell’ANR. Inizialmente (era il 1981) la stele fu situata accanto alla chiesetta dell’aeroporto ed in seguito (nel 1990) fu spostata nell’attuale collocazione, davanti all’ingresso della struttura.

Una lapide dedicata al valoroso Comandante del 1° Gruppo Caccia “Asso di Bastoni” è stata poi inaugurata e benedetta a Roma, nella Cripta della Chiesa dei Sette Santi Fondatori a Piazza Salerno, Tempio nazionale del Perpetuo Suffragio.

A Visconti e agli uomini che hanno servito sotto il suo comando nell’ANR sono poi dedicate una sala del Museo dell’Aria e dello Spazio di Villa Zaborra (Castello di San Pelagio)[8] e un monumento eretto presso il Museo Storico Aeronautico Scientifico e Tecnologico del Friuli Venezia Giulia, a Fiume Veneto.

Onori e tributi dunque. Che si estendono anche a campi come l’arte, il modellismo[9], il teatro e la cinematografia. A proposito di arte, citiamo a titolo di esempio le copertine della “Domenica del Corriere” che il celebre Achille Beltrame ha dedicato all’ANR[10] e il lavoro di Alberto Parducci[11], pittore ed incisore specializzato nel campo della “rievocazione oleografica della storia militare italiana”.

Quanto poi al grande schermo, particolarissima raffigurazione del valoroso pilota di Tripoli è quella realizzata dal genio giapponese dell’animazione Hayao Miyazaki, che fa comparire proprio Visconti (insieme ad altri celebri aviatori italiani come Francesco Baracca e Arturo Ferrarin) nel suo film “Porco rosso” (1992). Da ricordare ancora, in ambito cinematografico, il grande lavoro storico-documentale di Claudio Costa, che sull’Eroe dell’ANR ha realizzato, con la Ronin film production, quattro lungometraggi (di cui ha anche curato la regia):

  • Volando con Visconti (2010): dedicato alla memoria di Adriano Visconti e Valerio Stefanini, in cui il tenente pilota Cesare Erminio, che combatté nell’Aeronautica Nazionale Repubblicana con Visconti, racconta la sua esperienza di guerra a fianco del suo amico e comandante. Negli extra del DVD c’è una testimonianza del fratello di Valerio Stefanini, Aldo, sulla morte di Visconti e del suo giovane luogotenente.
  • Aquile senza corona (2011): intervista a un ex volontario della Repubblica Sociale Italiana, Mario Montano, che racconta come conobbe Visconti a Campoformido.
  • Il cacciatore del cielo (2011): l’asso della Regia Aeronautica Luigi Gorrini ha raccontato la sua esperienza bellica nell’ANR, descrivendo la figura di Adriano Visconti.
  • Dai pulcini di Quarantotti alle comete di Visconti (2012): Gino Pizzati sergente Maggiore, che combatté con Visconti, narra molti fatti accaduti nel periodo in cui l’Aeronautica Nazionale Repubblicana fu attiva, in particolare quando il gruppo di Visconti andò in Germania per il corso di pilotaggio sui BF 109 e sui Me 163 Komet.

Un quinto documentario (“Le aquile di Visconti”), anch’esso composto da interviste e testimonianze (tra esse quella dello specialista Olimpio Agostinis e del fratello di Stefanini, Aldo) è stato poi pubblicato nel 2018.

La figura di Adriano Visconti è stata anche al centro dello spettacolo teatrale “Angeli Scapestrati”, scritto ed interpretato da Francesco Marchi. Andato in scena a Fidenza il 10 aprile 2016, è un “monologo dedicato alle gesta coraggiose, agli eroismi ma anche alle manifestazioni di esuberanza dei giovani Assi della II Guerra mondiale come Gorrini, Satta, Visconti, Bonetti ed altri, in cui l’attore ha saputo immedesimarsi con provata arte ma soprattutto con l’entusiasmo della propria giovinezza”, riscuotendo “notevole successo per le interessanti vicende realmente accadute e fatte rivivere al pubblico” attraverso “la freschezza semplice ma incisiva ed alle volte commovente” dell’interpretazione, coadiuvata “da suggestivi filmati ed un supporto sonoro di grande effetto[12].

[1]    cfr. Adriano Visconti asso di guerra di Giuseppe Pesce e Giovanni Massimello (Ed. Albertelli 1997).

[2]    B.U. 1939 – disp.38 – pag. 1153.

[3]    RD 2 maggio 1940, registro n.22 Aeronautica, foglio 337 (B.U. 1940 disp.22 pag.660).

[4]    Estratto di un documento con note biografiche su Adriano Visconti rinvenuto nella documentazione conservata presso l’Archivio storico dell’Aeronautica militare.

[5]    Tale soprannome il nuovo capo dell’Aeronautica Repubblicana se l’era guadagnato durante la guerra di Spagna. Decorato con la Medaglia d’Oro al Valore militare, Botto durante un combattimento aereo era rimasto ferito ad una gamba, che poi gli venne amputata. Ma non smise di combattere: con l’ausilio di una protesi, tornò infatti a volare.

[6]    cfr. M. Mattioli, I falchi di Mussolini, Ed.Ibn 2011, pag.66. Come illustrato da Gianfranco Garello nel suo articolo “La nascita dell’aviazione del Nord” (Storia Militare, n.3 dicembre 1993), la struttura del sottosegretariato era arrivata a contare 248 ufficiali, 120 sottufficiali, 211 civili e circa 100 militari di truppa.

[7]    Adriano Visconti nel suo discorso lodò e ringraziò tutti per il valore dimostrato nei momenti più difficili, per l’abnegazione nel lavoro sempre pesante e rischioso, per la disciplina assoluta. Disse che la Patria, tanto profondamente ferita e straziata, avrebbe ancora avuto bisogno in pace, come ne aveva avuto in guerra, dell’opera di tutti per la ricostruzione. Poi ricordò i Caduti, i migliori fra tutti, dicendo che nella loro memoria tutti avrebbero dovuto lavorare per la resurrezione dell’Italia. Infine riconobbe che la guerra era perduta ma che il 1° Gruppo caccia aveva mantenuto fino all’ultimo il suo onore militare. E si assunse personalmente ogni responsabilità per decisioni e azioni dei suoi uomini fino a quel momento. Subito dopo chiamò il Saluto all’Italia, al quale tutti risposero urlando ITALIA!. Infine venne lanciato, per l’ultima volta, il grido di guerra dell’Asso di Bastoni.

[8]    Nato su iniziativa dei proprietari della Villa e di Maria Fede Caproni, “il museo ripercorre l’intera storia del volo umano, facendo perno sull’Impresa dannuziana” su Vienna, a cui è dedicata la parte principale dell’esposizione nelle stanze della villa abitate dal Poeta nel periodo 1917 – 1919. Fanno poi da “contorno” oltre 30 sale, tra cui appunto una dedicata all’Aviazione nazionale repubblicana (cfr. www.castellosanpelagio.it).

[9]    A titolo di esempio, da ricordare, in questo settore, la riproduzione in scala del Macchi 205Veltro del capitano Visconti prodotto in edizione limitata nel 2005 dalla 21st Century Toys e la statuina in resina dello stesso Visconti della MMA Miniatures.

[10]  Tra esse, a titolo di esempio, quella del 29 ottobre 1944 (Gesta dell’Ala repubblicana nei cieli del Veneto).

[11]  “Le sue opere raccontano un secolo e più di storia militare italiana. Tavole a tinte calde, con episodi gloriosi narrati, oltre che dal pennello, anche da accurate biografie frutto di ‘un vasto archivio e della mia memoria’. Come mai anche l’Anr? ‘Perché è una pagina di storia poco nota e forse questo suo essere sconosciuta la rende interessante” (cfr. M.Petrelli, A difendere i cieli d’Italia, Ed. Ciclostile 2014, pag. 99-100).

[12]  cfr. articolo sull’evento in www.assoaeronautica.it

 

Onorificenze

Medaglia di bronzo al Valor Militare - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia di bronzo al Valor Militare
«Ufficiale pilota di grande calma e sangue freddo, provato in numerose e rischiose ricognizioni e in audaci attacchi contro autoblinde nemiche, durante una missione bellica veniva attaccato da tre caccia nemici che danneggiavano gravemente il velivolo.Con abile manovra atterrava su un campo di fortuna organizzando subito, con spirito combattivo, la strenua difesa dell’equipaggio.[12]»
— Cielo di Sidi Omar – Amseat – Sidi azeis, 11-14 giugno 1940
Medaglia d'argento al Valor Militare - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d’argento al Valor Militare
«Pilota d’assalto, durante un’azione di spezzonamento e mitragliamento contro mezzi corazzati nemici, attaccato da numerosi velivoli, persisteva nell’azione sino al completo successo. Nonostante il rabbioso fuoco di un caccia che lo seguiva da presso, si addentrava in territorio avversario recando l’offesa contro altre autoblindo avvistate e riuscendo, con le ultime munizioni, a distruggerne una in fiamme. In successiva operazioni contro mezzi meccanizzati nemici riconfermava le ottime dote di combattente audace ed aggressivo, infliggendo al nemico gravi perdite e rientrando spesso alla base con il velivolo gravemente colpito.[13]»
— Cielo della Marmarica, giugno – settembre 1940
Medaglia d'argento al Valor Militare - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d’argento al Valor Militare
«Capo pattuglia di formazioni d’assalto lanciate, durante aspra battaglia, a mitragliare e spezzonare forti masse meccanizzate nemiche, partecipava con impetuoso eroico slancio a ripetute azioni a volo radente, contribuendo a distruggere ed a immobilizzare numerose autoblindo e carri armati avversari, più volte rientrando alla base con l’apparecchio colpito dalla violenta reazione contraerea. Alto esempio di coraggio, dedizione assoluta al dovere e superbo sprezzo del pericolo.[14]»
— Cielo di Sidi Barrani, Bug Bug, Fayres, 9 – 12 dicembre 1940
Medaglia di bronzo al Valor Militare - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia di bronzo al Valor Militare
«Partecipava, quale pilota da caccia, alla luminosa vittoria dell’Ala d’Italia nei giorni 14 e 15 giugno nel Mediterraneo. Durante lo svolgimento di una battaglia navale si prodigava dall’alba al tramonto in voli d’allarme, di scorta e di ricognizione abbattendo un velivolo da combattimento avversario e recando preziose notizie sui movimenti delle unità navali nemiche.[15]»
— Cielo del Mediterraneo, 14 e 15 giugno 1942
Medaglia d'argento al Valor Militare - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d’argento al Valor Militare
«Valoroso pilota da caccia, già distintosi in numerose azioni di guerra, durante un volo di scorta ad un apparecchio da ricognizione fotografica operante su unità navali nemiche, attaccava da solo quattro caccia avversari e, dopo vivacissimo combattimento, ne abbatteva due in fiamme e costringeva gli altri alla fuga, permettendo al ricognitore di svolgere regolarmente la sua missione.[16]»
— Cielo del Mediterraneo centrale, 13 agosto 1942
Medaglia d'argento al Valor Militare - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d’argento al Valor Militare
«Valoroso comandante di squadriglia, già distintosi in precedenti periodi operativi, partecipava nel breve volgere di tempo durante l’attuale ciclo, a quattro violenti combattimenti nello svolgersi dei quali confermava le sue doti di abile e valoroso combattente e durante i quali abbatteva sicuramente un velivolo, uno probabile e ne danneggiava altri sei.Il 29 aprile, mentre coi propri gregari faceva parte di una nostra esigua formazione attaccante oltre sessanta velivoli nemici da caccia, di protezione a bombardieri che tentavano un’azione contro naviglio nazionale, con indomito spirito aggressivo si lanciava sugli avversari e con il fuoco delle proprie armi ne sconvolgeva la formazione collaborando all’abbattimento di numerosi velivoli nemici ed alla realizzazione di una fulgida vittoria dell’Ala Italiana che veniva citata all’ordine del giorno.[17]»
— Cielo della Tunisia, 29 aprile 1943

Note

  1. ^ Giuseppe Pesce con Giovanni Massimello. Adriano Visconti Asso di guerra. Parma: Albertelli Edizioni speciali s.r.l. 1997 pag.65-66
  2. ^ Piloti del 51 EAF della RSI
  3. ^ “L’uomo che abbatté Visconti” di Ferdinando D’Amico e Gabriele Valentini – n. 3 del marzo 1989 di “JP4 Aeronautica”, ripreso da Giuseppe Pesce e Giovanni Massimello in Adriano Visconti – Asso di guerra. Parma: Albertelli Edizioni 1997
  4. ^ a b Giuseppe Pesce con Giovanni Massimello, Adriano Visconti Asso di guerra Parma: Albertelli Edizioni speciali s.r.l., 1997, pp. 130-132
  5. ^ Alle 17:00 secondo Giorgio Pisanò, “Gli ultimi in grigioverde”, Edizioni CDL, Milano, 1967, p. 1404: “Verso le ore 17 un partigiano ci diede notizia della loro uccisione. Da quanto si poté accertare in seguito fu possibile concludere che Visconti e Stefanini vennero trucidati con raffiche di fucile mitragliatore alle spalle mentre camminavano nel cortile della caserma. Visconti venne finito con alcuni colpi di pistola alla nuca.
  6. ^ A notte secondo Pesce, Massimello, op.cit
  7. ^ Volando con Visconti scheda sull’Internet Movie Database.
  8. ^ Aquile senza corona scheda sull’Internet Movie Database.
  9. ^ Massimello-Apostolo, Assi italiani della Seconda guerra mondiale, Gorizia, Editrice Goriziana, novembre 2011.
  10. ^ Giancarlo Garello, Aprile 1945. Gli ultimi giorni del 1º Gruppo caccia, in Aerofan, lug-sett 1998.
  11. ^ Nino Arena, Battaglie nei cieli d’Italia 1943 – 1945, Genova, Intyrama, marzo 1971.
  12. ^ B.U.1940 – suppl.9 – pag. 11, cfr. Giuseppe Pesce, Massimello Giovanni, Adriano Visconti – Asso di guerra, Parma, Albertelli Edizioni – Collana “Storia militare”, 1997. pag. 19
  13. ^ B.U.1941 – disp.24 – pag. 942, cfr. Giuseppe Pesce, Massimello Giovanni, Adriano Visconti – Asso di guerra, Parma, Albertelli Edizioni – Collana “Storia militare”, 1997. pag. 24
  14. ^ B.U.1941 – suppl.13 – pag. 35, cfr. Giuseppe Pesce, Massimello Giovanni, Adriano Visconti – Asso di guerra, Parma, Albertelli Edizioni – Collana “Storia militare”, 1997. pag. 29
  15. ^ B.U.1943 – disp.24 – pag. 1472, cfr. Giuseppe Pesce, Massimello Giovanni, Adriano Visconti – Asso di guerra, Parma, Albertelli Edizioni – Collana “Storia militare”, 1997. pag. 48
  16. ^ B.U.1943 – disp.14 – pag. 864, cfr. Giuseppe Pesce, Massimello Giovanni, Adriano Visconti – Asso di guerra, Parma, Albertelli Edizioni – Collana “Storia militare”, 1997. pag. 51
  17. ^ B.U.1951 – disp.13 – pag. 978, cfr. Giuseppe Pesce, Massimello Giovanni, Adriano Visconti – Asso di guerra, Parma, Albertelli Edizioni – Collana “Storia militare”, 1997. pag. 66
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